Dossier Povertà 2023. Caritas Teggiano-Policastro: “Situazione aggravata, mancanza di risorse e opportunità”
In Campania sono aumentati i poveri nel 2023 e una persona su due rischia di diventarlo. Intere famiglie chiedono aiuto perché manca di tutto: è il quadro che emerge dal Dossier regionale della Campania 2023 della Caritas pubblicato nei giorni scorsi e presentato ad Aversa.
Nel documento che nasce dall’incrocio dei dati della Caritas con quelli dell’Istat emerge che “la Campania è una delle regioni maggiormente colpite dalla povertà economica, educativa e sanitaria”.
Ma qual è la situazione nella Diocesi di Teggiano-Policastro? Ne abbiamo parlato con don Martino De Pasquale, Direttore diocesano dell’Ufficio Caritas che ha preso parte alla presentazione unitamente al Vescovo, S.E. Mons. Antonio De Luca.
- Don Martino, qual è la situazione a livello diocesano?
Purtroppo quella della povertà è una piaga che affligge anche i nostri territori e la situazione negli ultimi anni si è inevitabilmente aggravata. Ha contribuito ad esempio la pandemia da Covid-19 che ha costretto molti onesti lavoratori a chiudere le loro attività mettendo in ginocchio intere famiglie che ancora oggi fanno fatica a risollevarsi. Quelli che qualcuno in passato ha voluto definire ‘nuovi poveri’ si sono aggiunti alle tante persone fragili che già abitavano il Vallo di Diano, il Golfo di Policastro e gli Alburni, terre intrinsecamente complesse, che si stanno via via spopolando e di conseguenza impoverendo.
- Si parla di fenomeno strutturale. Cosa vuol dire?
Proprio quello a cui facevo riferimento poco fa. Purtroppo i territori della nostra Diocesi, così come in realtà tutte le aree interne della Campania, versano in una situazione dove la mancanza di risorse e opportunità è ormai fin troppo radicata nelle fondamenta del tessuto sociale ed economico. I nostri sono luoghi con potenzialità immense, ma se vogliamo davvero ristabilire un sistema equo, annullando le disuguaglianze, migliorando le opportunità e promuovendo un cambiamento reale servono interventi per colmare lacune che non possiamo fingere di non vedere. Mi riferisco alla carenza di servizi per le famiglie, alla mancanza di infrastrutture, all’offerta scolastica e lavorativa inadeguata. La conseguenza è che da questi luoghi si scappi e che soprattutto i giovani, i talenti in cui potremmo riporre le nostre speranze, sono costretti a fare le valigie per trovare fortuna altrove. Così però i nostri territori restano legati ad agricoltura e turismo, senza mai innovarsi, senza mai crescere.
- Quali fasce si sono rivolte maggiormente alla Caritas nel 2023?
A chiedere aiuto sono in prevalenza donne adulte, madri di famiglia in difficoltà. Come si può immaginare, poi, tantissimi in questo anno sono stati gli interventi a favore dei profughi di guerra arrivati dall’Ucraina. Ci tengo però a specificare che anche gli stranieri di altra nazionalità arrivati nelle nostre zone in questi anni hanno trovato nella Caritas tutta l’accoglienza e il supporto possibili. Lo dico perché in questi mesi si è parlato tanto di Ucraina rischiando di dimenticare che moltissimi altri immigrati continuano a vivere nei nostri territori situazioni di marginalizzazione e precarietà. Non dobbiamo dimenticare che anche loro sono nostri fratelli.
- Quali fragilità sono aumentate?
Sicuramente il bisogno più diffuso tra le tante persone fragili che si sono rivolte alla Caritas in quest’ultimo anno continua ad essere il cibo e in generale i beni di prima necessità, ma sono in preoccupante aumento le difficoltà legate alla salute: in tantissimi purtroppo non possono permettersi una visita specialistica. Per tante famiglie, poi, anche le esigenze dei neonati sono un’incombenza difficile da affrontare: latte in polvere, pannolini. Per le fasce più fragili spese che a noi sembrano di routine diventano veri e propri motivi di angoscia.
- A quali fattori è legata la povertà nel contesto di Vallo di Diano -Policastro?
Come dicevo prima, a una serie di caratteristiche comuni a tutte le aree interne. Oltre agli aspetti a cui ho già accennato, un altro dei problemi principali è legato all’arretratezza di certi sistemi. Il fatto che nelle nostre zone sia bassissima anche la percentuale di persone raggiunte dalla rete a banda larga è indubbiamente un limite, perché è chiaro che il mondo sta andando avanti e che lavorare senza gli strumenti che altri possiedono ci renda meno competitivi e perciò più fragili. Io però sono convinto che se valorizzassimo di più le nostre aziende agricole e il nostro patrimonio turistico e se contemporaneamente iniziassimo una necessaria conversione al digitale avremmo un’offerta di lavoro più variegata, più attrattiva, e anche più remunerativa per chi sceglie di mettere in gioco il suo talento e le sue competenze per il bene di questo territorio.
- “Ascoltare è il primo passo per entrare in relazione con l’altro” si legge nelle prime pagine del Dossier. E’ quanto portato avanti dai Centri Caritas nel loro servizio alla comunità, giusto?
Esattamente. L’ascolto è il primo fondamentale passo per conoscere davvero l’altro, mettersi nei suoi panni, creare un legame solido, empatizzare, cogliere le sue esigenze più profonde. I tanti operatori che lavorano nei Centri d’ascolto delle Caritas diocesane si prodigano con immensa dedizione proprio per questo. La Caritas non punta solo a fornire assistenza, ma vuole mettere le persone più fragili nelle condizioni di riprendere in mano la propria vita. Questo richiede la capacità di comprendere le cause reali delle loro difficoltà e solo ascoltandole si può ottenere questo risultato.
- Qual è il suo appello?
Sono profondamente convinto che la nostra comunità sia fatta in larghissima maggioranza da persone che conoscono il senso più profondo della carità cristiana. Lo dimostra il fatto che i cittadini, le associazioni e la Chiesa fanno già tantissimo per tendere la mano a chi vive in condizioni di povertà; quindi ci tengo innanzitutto a ringraziare i tanti che ogni giorno con generosità mettono a disposizione il loro tempo e le loro energie per tenere viva quella rete di solidarietà che nel nostro territorio funziona e ci rende ogni giorno fieri e orgogliosi. Sono però anche molto consapevole del ruolo importantissimo delle istituzioni, a cui mi rivolgo perché inizino a guardare a questi luoghi meravigliosi come terre fertili in cui coltivare futuro. So che i fondi del PNRR possono rappresentare un punto di partenza importante, perciò conservo la fiducia che insieme costruiremo le opportunità di rinascita e di crescita di cui tanti dei nostri fratelli e delle nostre sorelle hanno bisogno.